La Collezione Gori e le fotografie di Amendola. A cura di Bruno Corà, al Palazzo Sozzifanti di Pistoia, fino al 26 luglio 2015. A cento anni dalla nascita, molti Paesi – e su tutti gli Stati Uniti con una grande mostra al Guggenheim di New York – rendono omaggio al grande artista umbro che ha demolito e riconfigurato la pittura occidentale.
Alberto Burri nasce a Città di Castello, Perugia, il 12 marzo 1915. Dopo gli studi di medicina all'università di Perugia esercita come ufficiale medico durante la guerra. Fatto prigioniero dagli alleati nel 1943, viene trasferito nel campo di prigionia di Hereford, in Texas, dove comincia a dipingere. Tornato in Italia nel 1946, si stabilisce a Roma, dove si dedica interamente all'arte e tiene la sua prima personale alla Galleria La Margherita l'anno seguente. Assieme a Lucio Fontana è probabilmete l'interprete italiano che maggiormente si è affermato nella scena artistica mondiale, diventando ispirazione per tanti grandi artisti, dall'Europa all'America. Dopo il Futurismo e la Metafisica di Giorgio De Chirico, la coppia Fontana-Burri è probabilmente la più importante della scena italiana del 900, sicuramente la più importante del dopo guerra.
“Il quadro ti conduce, è vero, però al tempo stesso sei tu che lo conduci sempre. Perché il quadro conta quando è finito, conta solo allora. E lì, lui non ti conduce per niente, lì arrivi tu per dire che è finito” [Alberto Burri]
"La pittura è qualcosa su di una tela. Che ti posso dire della pittura, se non che è un mistero continuo, oltre che per chi la vede, anche per chi la fa [...] Io vedo la bellezza e basta. E la bellezza è bellezza, sia che sia un bellissimo sacco, sia che sia un bellissimo cellotex, o un bellissimo legno, o ferro, o altro... È uguale. Ugualissimo. Purché sia "bello", purché sia fatto come io posso riuscire a farlo. E il giorno che non mi riesce più di farlo così, smetto e cambio. Ogni quadro che faccio, con qualunque materiale, sta sicuro che per me è perfetto. Perfetto come forma e come spazio. Forma e spazio: queste le qualità essenziali, che contano davvero. È evidente che la mia liberà creativa si manifestava nella ricerca del momento in cui trovavo l'equilibrio. L'equilibrio! Tutti questi analogismi tra combustioni e "cretti" non c'entrano proprio niente. Una cosa sono i cretti, un'altra le combustioni, ma tutte tendevano verso l'equilibrio, il "mio" equilibrio" [Alberto Burri]
Il 10 aprile 1959 il vicepresidente del Senato, Ettore Ribaldi, lesse in aula un’interrogazione parlamentare del senatore comunista Umberto Terracini che chiedeva spiegazioni sulla cifra spesa per l’acquisto di un’opera di Burri (Grande sacco, 1952) da parte della Galleria nazionale d’arte moderna di Roma (dove ancora è conservata). Fu il senatore Angelo Di Rocco, sottosegretario alla Pubblica Istruzione, a chiarire che il quadro non era stato acquistato, ma si trovava in deposito dopo essere stato esposto, qualche anno prima, in una mostra collettiva organizzata dalla stessa Galleria. Al seguente link trovate un documentario Rai su Burri che inoltre torna con le sue opere a New York dopo 35 anni
http://www.arte.rai.it/articoli/alberto-burri-i-sacchi-e-la-verit%C3%A0-della-materia/13765/default.aspx
La mostra, intitolata Alberto "Burri: The Trauma of Painting", avrà oltre 100 opere, molte delle quali mai esposte fuori dai confini italiani. Burri raramente ricorreva all’uso della pittura e del pennello, prediligendo la lavorazione della superficie per mezzo di cuciture, combustioni e lacerazioni, per citare alcune delle sue tecniche. La qualità tattile del suo lavoro anticipa il Post-minimalismo e il movimento artistico femminista degli anni ‘60, mentre i suoi monocromi materici rossi, neri e bianchi sfidano i concetti di purezza linguistica e semplificazione delle forme tipici del modernismo formalista americano.
L’esposizione si svelerà al pubblico lungo le scale del Guggenheim sia cronologicamente sia attraverso le fasi artistiche di Burri, riproducendo il percorso dell’artista attraverso vari supporti, superfici e colori. Una sezione sarà dedicata all’imponente opera Grande cretto (1985–89), un memoriale in stile Land Art dedicato alle vittime del terremoto che nel 1968 colpì la cittadina siciliana di Gibellina Alberto Burri: The Trauma of Painting mostrerà non solo dunque il rapporto tra il fautore e la sua Contemporaneità, ma delineerà anche il legame tra l’artista umbro e la materia tra Catrami, Muffe, Gobbi (tele con gobbe in rilievo che si aggettano nello spazio), Bianchi (monocromi), Legni (combustioni di legni), Ferri (rilievi costituiti da protuberanze di pezzi prefabbricati di lamiera in alluminio), Combustioni plastiche (fogli di plastica fusa), Cretti (effetto craquelure) e Cellotex (truciolato intagliato e decorticato).
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