lunedì 22 giugno 2015

Mostre: A Venezia arriva l'arte della Repubblica di Weimar

Centoquaranta opere disseminate per il Correr per la prima grande mostra dedicata alle tendenze artistiche dominanti della Repubblica di Weimar. Dipinti, fotografie, disegni e incisioni di 43 artisti si rincorrono per le sale neutre-bianco totale espositive. Titolo: Arte in Germania al tempo della Repubblica di Weimar, 1919-1933. Presentata in anteprima proprio qua al Museo Correr (1 maggio – 30 agosto 2015) – a cura di Stephanie Barron, con la collaborazione di Gabriella Belli e il progetto di allestimento di Daniela Ferretti – nell’autunno di quest’anno sarà trasferita al LACMA con una altrettanto ampia selezione di opere.





Accanto a figure di primo piano come Otto Dix, George Grosz, Christian Schad, August Sander e Max Beckmann, i cui percorsi eterogenei sono essenziali per comprendere la modernità dell’arte tedesca, si susseguono nomi meno noti al grande pubblico, ma sempre di gran fascino, tra cui Hans Finsler, Georg Schrimpf, Heinrich Maria Davringhausen, Carl Grossberg e Aenne Biermann.

Sono gli anni di Weimar (1919-1933). Anni che vanno dalla fine della guerra all’avvento del nazismo, in cui gli artisti tedeschi si confrontano con le devastanti conseguenze della Prima Guerra Mondiale, con gli effetti sociali, culturali ed economici del rapido processo di modernizzazione e urbanizzazione che muta il volto della Germania e con la piaga della disoccupazione dilagante e la disperazione di vasti strati della società.

Ma non solo: la prima democrazia tedesca è un fertile laboratorio di esperienze culturali che vede il tramonto dell’espressionismo, le esuberanti attività antiartistiche dei dadaisti, la fondazione del Bauhaus e l’emergere di un nuovo realismo. A sancire nel modo più efficace l’emergere di questo nuovo realismo – variamente definito postespressionismo, neonaturalismo, verismo o realismo magico – è la mostra che si tiene a Mannheim nel 1925 dal titolo Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività).

Sono cinque le sezioni tematiche della mostra:

1- La prima sezione, La vita nella democrazia e le conseguenze della guerra, evidenzia la disparità tra le vittime della Repubblica di Weimar e la borghesia rampante che trae profitto dalle privazioni del periodo. Artisti come Max Beckmann, Otto Dix, George Grosz, August Sander e Heinrich Maria Davringhausen si concentrano sulla realtà urbana rappresentando gli emarginati del dopoguerra e gli ambienti in cui si muovono: disoccupati, reduci sfigurati, prostitute e vittime di violenze sono ritratti sullo sfondo di bordelli, angoli di strada e altri scenari pervasi da atmosfere sinistre.

2- In La città e la natura del paesaggio, gli artisti affrontano le tensioni causate dal processo di industrializzazione che dalle città si propaga alle aree rurali. Con la proliferazione delle fabbriche e la creazione di nuovi posti di lavoro, la Germania conosce una massiccia migrazione dalle campagne ai nuclei urbani.

3- Nuove identità: tipi umani e ritrattistica esamina i diversi modi in cui artisti come Beckmann, Dix, Schad e altri affrontano il genere del ritratto.

4- L’uomo e la macchina documenta l’attenzione che molti artisti riservano ai progressi della tecnologia e dell’industria nell’era di Weimar. Se alcuni artisti si mostrano scettici verso la mancanza di umanità di un mondo dominato dalle macchine, altri riconoscono il potere trasformativo della tecnologia e cercano nuovi modi per interpretare il rapporto tra uomo e industria.

5- Natura morta e beni di consumo propone un nuovo tipo di natura morta riunendo composizioni meticolosamente allestite che si potrebbero definire ritratti di oggetti. Concentrandosi sul variegato assortimento di oggetti che accompagnano la vita quotidiana, queste immagini presentano le cose come emblemi della modernità e della produzione di massa. Motivi ricorrenti di questa sezione sono i cactus e i ficus, piante “esotiche” assai diffuse nelle case dell’epoca.

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