lunedì 22 giugno 2015

Giorgio Griffa: Pittura analitica e numero aureo

Cosa si nasconde dietro le tele di Giorgio Griffa, importante artista italiano del movimento di Pittura Analitica? Ad un primo impatto le sue tele grezze, libere, senza telaio, attraversate da semplici linee di colori molto diluiti, o al massimo ornate da arabeschi e da una serie di numeri, possono dire poco o niente, ma Griffa è il classico esempio di quanto l'arte moderna e conteporanea possa portare a conoscienza di sè stessi e del mondo, portandosi dietro sempre qualche messaggio, ma allo stesso tempo di quanto pretenda un tributo di curiosità e interesse da parte del fruitore che vuole provare ad andare oltre il semplice aspetto estetico.

“Da parte sua la pittura porta una lunga memoria di altro da sé. La sezione aurea appartiene a questa memoria. Essa non è soltanto pittura o architettura, essa è matematica, è filosofia; il suo numero che non finisce mai affonda nell’ignoto e posa un ponte con le conoscenze e le emozioni del nostro tempo”.



Griffa ci spinge, con le sue tele minimali e apparentemente vuote e prive di senso ad un occhio "non allenato artisticamente", verso un mondo inesplorato su cui l'uomo ragiona da secoli. I concetti sono dispersi e da ricercarsi tra le pieghe del quadro (in questo senso letteralmente, visto che molte tele di Griffa riportano le bordature in rilievo delle piegature classiche, come si vede nell'opera in immagine). Fissarsi al semplice aspetto estetico equivale a sminuire tutto il resto, che è anche la parte principale per un artista, ovvero la ricerca e la sperimentazione prima, e il messaggio, attraverso un determinato linguaggio visivo, poi. Per molti il discorso che l'artista vuole analizzare non sarà di interesse tale da approfondirlo, ma in ogni caso avrà migliorato il bagaglio culturale di chi ha fatto lo sforzo di incuriosirsi a capire cosa volessero significare quelle tele e chi sia Griffa. Anche e soprattutto a questo dovrebbe servire l'arte.

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