martedì 21 luglio 2015

Milano legalizza alcuni muri. Ecco la Mappa della street art con "Muri Liberi"

Ai duri e puri della graffiti culture l’iniziativa potrebbe suonare stonata. Non mancherà chi storcerà il naso, vedendo tradire definitivamente l’esprit originario della street art, quasi si trattasse di un nuovo guinzaglio, un tentativo di imbrigliare la spinta più indomita e creativa della scena indipendente. E invece, il futuro, assomiglia sempre più a questa cosa qua. Le amministrazioni finanziano e sostengono progetti di street art che seguano vie legali, progressivamente assimilate alle dinamiche dell’art system (con tanto di curatori, produzioni, bandi, pianificazioni, etc.); e in qualche caso puntano sul muralismo per operazioni di riqualificazione: che sia solo propaganda o vera azione sul territorio, quello è un altro tema.





A Milano, dunque, nasce “Muri Liberi”, una mappatura voluta dal Comune che individua i graffiti presenti in città ma anche gli spazi in cui farne di nuovi. Da un lato si archivia, si geolocalizza e si rende fruibile tramite un sito web il patrimonio cittadino di opere esistenti; dall’altro si mettono a disposizione di artisti e writer cento muri, pronti per essere dipinti. Col consenso delle istituzioni. Questa almeno era la quota iniziale, per un format che è in progress e interattivo: saranno gli stessi cittadini a individuare nuovi spazi, segnalandoli via e-mail. E così, fra i tanti cavalcavia, muri di recinzione, sottopassi e sovrappassi di proprietà dell’Amministrazione comunale, via via verranno scelti quelli “free”. Per il resto, totale libertà di azione: chi vuole – dai ragazzini ai talenti navigati – dipinge quando e cosa desidera. Tolleranza zero per i muri di strutture vincolate dalla Soprintendenza – molti in Zona 1 e ai Navigli – e per quelli delle scuole. Bandite scritte che offendono religioni, persone, razze e organi di Stato.

Insomma, un buon compromesso tra indipendenza e legalità, cura del territorio e sostegno all’arte urbana. Mainstream e underground, in una insolita liaison. E se a non gradire è Fabiola Minoletti, segretaria dell’Associazione nazionale anti-graffiti, insieme ad alcuni esponenti della destra nazionalista – per tradizione allergica a certe forme espressive – allora forse c’è davvero del buono: “Il fenomeno del graffitismo vandalico non può essere contenuto con i muri autorizzati, perché si basa sulla trasgressione, sulla sfida alla regole”, scrive Minoletti, mentre Riccardo De Corato di Fratelli d’Italia commenta: “La giunta scopre la legalità a metà, perché condanna a parole i vandali ma gli concede cento spazi pubblici, che sono di tutti i milanesi, ma saranno dati ai ragazzi dei centri sociali per fare le loro scritte”.  Insofferenza verso il prolificare di scritte dilettanteche e opere scadenti? Ci può anche stare. Ma  simili commenti odorano di preconcetti e repressione tout court. Quando non è sempre il pugno di ferro a garantire la qualità: cultura, fiducia ed educazione in genere pagano di più.

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